L'OCA D'ORO

C’era una volta un ragazzo che tutti chiamavano Grullo perché era molto buono.

Un giorno che era andato nel bosco a far legna, Grullo incontrò un omettino che gli chiese da mangiare.  

Il ragazzo era buono e divise in due parti il poco pane che aveva.

L’omettino lo ringraziò:-Tu sei buono e voglio ricompensarti.

Abbatti quell’albero laggiù, tra le radici troverai qualcosa che farà la tua fortuna. E scomparve.

Grullo trovò un’oca con le penne d’oro, decise di portare quella meraviglia in giro per il mondo e subito si mise in cammino.  

Quando fece buio, si fermò in una locanda. Il padrone aveva tre figlie molto vanitose che appena videro l’oca, decisero di rubare qualche penna d’oro per i loro abiti.

La mattina, quando Grullo uscì a fare spese, la sorella più grande afferrò l’oca. Com’è, come non è, vi rimase appiccicata con le dita e non riuscì a liberarsi. Arrivò la sorella mezzana che non appena toccò la sorella, rimase attaccata alla sua schiena. La stessa cosa accadde alla ragazza più piccola.  

Quando Grullo tornò, prese l’oca sotto braccio e senza curarsi delle tre ragazze si diresse verso la città.

Lungo la strada passeggiava il sacrestano; vedendo quella strana processione afferrò per un braccio l’ultima delle sorelle per chiedere spiegazioni… ma lui pure rimase attaccato!

Allora cominciò a strillare e accorsero due contadini che provarono a tirarlo e, come unico risultato, si trovarono a far parte della fila. 

Grullo, intanto, continuava per la sua strada e giunse in una città dove regnava un re che aveva una figlia bellissima, ma così malinconica che non aveva mai riso.

Il re l’aveva promessa in sposa a chiunque la facesse almeno sorridere.

Nel reame erano giunti principi e cavalieri a dozzine ma…niente da fare, la principessa non alzava neanche gli angoli della bocca.

In città non si parlava d’altro e le chiacchiere giunsero fino alle orecchie di Grullo che decise di provare.

Raggiunse il palazzo reale e cominciò a passeggiare sotto le finestre, sempre seguito dalle tre ragazze, dal sacrestano e dai due contadini in fila indiana, tutti appiccicati fra loro. La gente guardava il buffo gruppetto e scoppiava in clamorose risate.

La principessa udì quel rumore e si affacciò alla finestra.

Guardò quella lunga fila di gente.

Grullo camminava su e giù, con l’oca sottobraccio. All’oca era attaccata una ragazza che strillava, alla ragazza ne era attaccata un’altra e poi un’altra ancora. Infine il sacrestano, con il mantello svolazzante e i contadini con le vanghe in spalla. E tutti strillavano, si agitavano, cercavano di non perdere l’equilibrio.

Quello spettacolo era così ridicolo che la principessa sentì uno strano solletico in gola, dapprima leggero, poi sempre più forte. Un momento dopo rideva… Rideva così forte che le si riempirono gli occhi di lacrime.  

 

 

 

 

 

 

 

Come in tutte le fiabe, Grullo e la principessa si sposarono e vissero felici e contenti.

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