Grullo, intanto, continuava per la sua strada e giunse in una città dove regnava un re che aveva una figlia bellissima, ma così malinconica che non aveva mai riso.

Il re l’aveva promessa in sposa a chiunque la facesse almeno sorridere.

Nel reame erano giunti principi e cavalieri a dozzine ma…niente da fare, la principessa non alzava neanche gli angoli della bocca.

In città non si parlava d’altro e le chiacchiere giunsero fino alle orecchie di Grullo che decise di provare.

Raggiunse il palazzo reale e cominciò a passeggiare sotto le finestre, sempre seguito dalle tre ragazze, dal sacrestano e dai due contadini in fila indiana, tutti appiccicati fra loro. La gente guardava il buffo gruppetto e scoppiava in clamorose risate.

La principessa udì quel rumore e si affacciò alla finestra.

Guardò quella lunga fila di gente.

Grullo camminava su e giù, con l’oca sottobraccio. All’oca era attaccata una ragazza che strillava, alla ragazza ne era attaccata un’altra e poi un’altra ancora. Infine il sacrestano, con il mantello svolazzante e i contadini con le vanghe in spalla. E tutti strillavano, si agitavano, cercavano di non perdere l’equilibrio.

Quello spettacolo era così ridicolo che la principessa sentì uno strano solletico in gola, dapprima leggero, poi sempre più forte. Un momento dopo rideva… Rideva così forte che le si riempirono gli occhi di lacrime.

Come in tutte le fiabe, Grullo e la principessa si sposarono e vissero felici e contenti.

 

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